Oggi uno dei distretti finanziari più importanti del mondo, Wall Street ha una storia che risale a più di tre secoli fa. La sua evoluzione da modesto mercato di scambi a centro finanziario globale è una storia affascinante di ambizione e innovazione.
Tutto ebbe inizio nel XVII secolo, quando il villaggio di New Amsterdam, situato nell’attuale Lower Manhattan, era una colonia olandese. La piccola comunità iniziò a prendere forma intorno al 1624, quando i coloni olandesi iniziarono a stabilirsi nella regione. Qui costruirono anche una parete difensiva lungo il perimetro settentrionale della città per proteggerla dagli attacchi degli inglesi e degli indiani. Il muro diede poi il nome alla strada: “de Waal Straat”, o “Wall Street”, che fin da allora fu la sede dei traffici dei mercanti e dei navigatori.
Dopo che i britannici conquistarono la colonia nel 1664, New Amsterdam divenne New York. Durante il XVIII secolo la città prosperò, diventando un centro commerciale e portuale vitale per l’America coloniale. Il 17 maggio 1792 venne firmato l’Accordo del Platano (Buttonwood Agreement) da un gruppo di 24 commercianti di azioni che si riunivano proprio sotto questo albero sulla Wall Street per stringere scambi borsistici. L’accordo aveva l’obiettivo di assicurare trasparenza e onestà durante gli scambi e regolamentava il mercato azionario emergente: stabilì infatti regole per le transazioni, inclusi i prezzi di negoziazione e le commissioni, e contribuì a stabilire un senso di fiducia e sicurezza nel mercato azionario nascente. Questo accordo è considerato l’atto di nascita della Borsa di New York (New York Stock Exchange o NYSE).
Nacque così quello che sarebbe poi divenuto il mercato borsistico più grande e importante del mondo. Inizialmente esso era riservato esclusivamente ai membri fondatori, ma ben presto questi divennero dei veri e propri intermediari finanziari e venne aperta la possibilità al pubblico di compravendita di azioni, ovviamente con l’intermediazione di un affiliato del circolo della borsa (a cui si doveva pagare una commissione).
Nel corso del XIX secolo la Borsa di New York (NYSE) crebbe in importanza, diventando il centro finanziario nevralgico americano e sostituendo Philadelphia. Nel 1817 i commercianti di azioni firmarono un nuovo accordo, formalizzando la Borsa di New York e istituendo regole più rigide per il commercio azionario. Nel 1867 la Borsa di New York si trasferì nella sua sede attuale al numero 11 di Wall Street.
Nel corso dell’Ottocento venne inoltre creato il Wall Street Journal e istituito il primo indicatore di borsa. Il giornalista Charles Henry Dow (1851-1902) con Edward Davis Jones (1856-1920) e Charles Bergstresser (1858-1923) fondarono nel 1882 la società Dow, Jones and Company e nel 1889 crearono il Wall Street Journal, che forniva un’ampia gamma di notizie e analisi su questioni finanziarie e commerciali, diventando una risorsa essenziale per gli investitori e gli uomini d’affari.
Successivamente Dow e Jones crearono il primo indice di borsa, l’indice industriale Dow Jones (Dow Jones Industrial Average), che comprendeva inizialmente le 12 maggiori aziende degli Stati Uniti (diventate 30 dal 1928). Questo indice segnò l’inizio di una nuova era nel monitoraggio e nell’analisi dei mercati finanziari, fornendo agli investitori uno strumento innovativo per valutare le tendenze economiche.
Oggi Wall Street non è solo sede della NYSE, è anche il luogo in cui hanno sede molte delle più grandi banche, società di investimento, società finanziarie e di brokeraggio degli Stati Uniti. Qui si trovano molti dei nomi più importanti del mondo finanziario, tra cui Goldman Sachs e Morgan Stanley.
Il simbolo di Wall Street è il “Charging Bull“, la scultura in bronzo che raffigura un toro che carica, posizionata davanti alla borsa valori e simbolo del dinamismo economico e della fiducia nel futuro. La statua da oltre tre tonnellate venne realizzata di propria iniziativa dallo scultore italiano Arturo Di Modica (1941-2021) e posizionata senza autorizzazione, di notte, proprio di fronte al New York Stock Exchange nel 1989. Il toro, con la sua postura maestosa e il suo sguardo fiero, simboleggia la forza e la determinazione dei mercati finanziari dopo il crollo del mercato azionario del 1987. La scultura abusiva venne rimossa e a Di Modica venne fatta pagare una multa. Tanto fu il successo riscosso e tante le proteste del pubblico che, grazie all’intervento dell’allora sindaco Edward Irving Koch (1924-2013), la scultura venne riposizionata la settimana successiva nel vicino Bowling Green Park, dove si trova attualmente.
Il “Charging bull” è spesso associato al vigore e all’ottimismo degli investitori. Il toro fa infatti anche parte del gergo di Wall Street ed è una metafora usata per indicare il mercato azionario statunitense quando è in una fase di forte crescita o rialzo. Non a caso si dice che gli investitori ottimisti siano “bullish” in opposizione al mercato “bear” (l’orso, l’altro dei due animali-simbolo della finanza) o “bearish”, che tende invece al ribasso
Fulcro della finanza globale, Wall Street ha oggigiorno un impatto che si estende ben oltre i confini degli Stati Uniti. Le società quotate in borsa su Wall Street influenzano i mercati finanziari di tutto il mondo. Le decisioni prese da Wall Street possono avere conseguenze globali sull’economia, dalle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime alla stabilità dei mercati emergenti.
Tuttavia, dietro il fascino e la gloria di Wall Street si nasconde anche un lato oscuro. Nel corso della sua storia, Wall Street è stata teatro di numerosi scandali finanziari e crisi economiche. Dall’eccesso degli anni ’20 alla Grande Depressione, dalla crisi del 2008 all’attuale pandemia di Covid-19, Wall Street ha affrontato sfide significative che hanno messo alla prova la sua resilienza.